giovedì 4 febbraio 2016

La violenza è l’ultimo rifugio degli incapaci

di Filomena Baratto 

Vico Equense - Si parla sempre di questo argomento ma mai abbastanza se da qualche giorno siamo di nuovo a discutere su tre casi di donne che hanno subito violenze. E’ ancora più scandaloso scoprire, da un’indagine della FRA (Agenzia Europea dei diritti Fondamentali) che l’Italia è al diciottesimo posto per violenza sulle donne contro i paesi scandinavi che sono al vertice della classifica. Scandalizza il binomio civiltà- violenza. Il problema è sentito un po’ dovunque e aumentano le campagne di sensibilizzazione, come quella di Torino che ha allestito 21 panchine rosse con grandi occhi con su scritto:”La violenza è l’ultimo rifugio degli incapaci” frase di Isaac Azimov. Sensibilizzare non basta, c’è bisogno di una disamina più profonda per capire i fattori scatenanti e riguarda una società intera. Molti ci tengono a sottolineare che oggi anche le donne sono capaci di violenze contro gli uomini e sarà anche vero, come vero è che le donne subiscono violenze solo dagli uomini e da sempre, e non si abbassa la percentuale, anzi, dall’inizio dell’anno c’è già un bollettino di guerra. Questo fa riflettere su due cose: che il grado di istruzione non migliora il rapporto uomo donna, né protegge dalla violenza, e che l’istinto prevale sulla ragione. Molto spesso le cause della violenza vengono da lontano. Non basta a scatenarla un motivo, c’è sempre qualcosa di profondo che si annida in quell’educazione ricevuta su cui a volte non facciamo caso. Si educano i figli, di solito, insegnando loro a cavarsela, magari con la forza, scambiando l’istinto di conservazione per violenza, facendo emergere atteggiamenti riprovevoli quando prima un bambino, poi ragazzo e uomo, ricorre alla forza per relazionarsi. Sono drammi questi che si mettono in moto appena ci si comincia a rapportare con l’altro sesso.
 
Motivo di violenza è la gelosia e alla donna non si perdona di essere bella e brava, due aspetti pericolosi, un punto di forza, che l’uomo teme come causa di allontanamento, di abbandono. La donna sicura di sé esce fuori dai canoni della madre e angelo del focolare, stereotipo del passato. Oggi nessuna donna sacrificherebbe la sua realizzazione nel lavoro e la sua vita sociale per una vita solo da casalinga e là dove ci sono delle capacità che vanno oltre il cucinare, crescere dei figli, accudire la famiglia, non si vede perché la donna non debba espletarle come l’uomo. Se certi atteggiamenti non si comprendono, allora ci si impone evitando qualsiasi confronto. Fa paura questa violenza che distrugge, annienta o lascia sfregiata la donna. Come se l’amore non avesse prodotto alcun sentimento di compassione, né di capire, ma solo un desiderio di morte. Le nostre mamme nel passato usavano espressioni forti per comunicare con i figli, e chi di noi non ha sentito dirle dire ”Io ti ho dato la vita e io te la tolgo”. Parole grosse dette dalla persona che più ci vuol bene e questo dimostra l’esempio lampante di come l’amore possa trasformarsi in odio. L’odio è il sentimento che nasce dall’amore quando questo è stato deluso, mancato, deriso, sottovalutato. Se un uomo si rapporta in modo distorto con la donna, sicuramente tra i fattori scatenanti c’è anche un rapporto difficile avuto con la madre. Se ha avuto un buon rapporto con lei, sarà un uomo sereno, diversamente anche il rapporto con la compagna sarà difficile. Spesso le madri, di questo, non ne sono consapevoli. Una mamma ama i figli sempre, anche nel modo più distorto e sbagliato che sia. Questo lo scopre col tempo e quando è troppo tardi. Dovremmo ristabilire un rapporto tra madre e figlio che non sia sfuggevole, approssimativo, che sia di presenza e autorevole. Un rapporto dove l’amore non significa accontentare sempre e comunque, ma far capire, insegnare ciò che è bene e male, e ciò che non si deve mai fare. La mamma è l’unica persona al mondo alla quale nessun essere dice mai di no e tutto quello che lei dice, per i figli è sempre una verità incontrovertibile. Se la psicologia può arrivare a capire l’uomo, l’efferatezza delle violenze non ha nessuna scienza valida per capirne le motivazioni. E ritorna qui la spiegazione di come paesi altamente civili abbiano il maggior numero di violenze perpetrate. Nella violenza alle donne scattano meccanismi incontrollati scaturiti da sentimenti negativi quali la gelosia, la delusione, la tristezza, la paura, che si rafforzano sino ad esplodere. I sentimenti vanno educati e non vissuti come vengono. Per una buona comprensione dei propri sentimenti, delle proprie emozioni c’è bisogno di autostima. E’ la prima conquista da fare con se stessi, la cosa che ci pone al riparo da delusioni e altro. In un mondo troppo razionale, l’amore è l’ultima spiaggia che ci resta e al quale diamo tutte le nostre aspettative che ci salvano da un futuro incerto e per niente ottimistico. Ci si educa ai sentimenti attraverso il confronto, il parlare con gli altri, il dialogare, il leggere, il visionare film. Firenze, Brescia, Pozzuoli e tante altre città parlano di donne uccise senza pietà. I violenti sono uomini normali, “bravi”, tranquilli, di ottima famiglia, queste le espressioni che si usano, salvo poi uccidere la moglie incinta, massacrarla di botte, incendiarla, sfregiarla per sempre con l’acido. Il fatto che la si voglia sfigurare, renderla altra è proprio di chi quella donna non l’ha mai amata, e nemmeno la gelosia più “otelliana” la giustifica. Non basta da sola la gelosia a uccidere, c’è sempre un cocktail di fattori innescanti, forse il non sopportare di dover uscire fuori da un amore, un rapporto totalizzante. Va rivista l’educazione del figlio maschio, di quel maschio che strada facendo ha perso i muscoli, ma se li forma in palestra, ha perso il pensiero, ma lo allena con la tecnologia, ha perso la sua identità in una società che ci confonde e la cerca nella persona a fianco. Un uomo deve essere forte nel pensiero e non nella violenza usata per evitare quello che non gli piace. L’uomo violento è un uomo non cresciuto, rimasto ad una fase antecedente, che davanti alle avversità non combatte ma uccide, non risolve, ma toglie di mezzo, cancella. Nella nostra società manca la capacità di risolvere i problemi, l’uomo li elimina, così come elimina la donna a un suo no. Risolvere significa capire perché la donna è andata via e analizzare il proprio comportamento, ma se lo avesse fatto, sicuramente non l’avrebbe uccisa.

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