venerdì 10 luglio 2015

Cinema, che passione!

di Filomena Baratto 

Vico Equense - Cosa unisce Vico Equense alla tradizione cinematografica? Domanda lecita alla luce della grande kermesse del Social World Film Festival che si sta svolgendo in questi giorni e che ha mobilitato la città. Negli anni 50-60 il cinema fece il suo ingresso qui importando i grandi divi americani, quando la sala cinematografica divenne il luogo di tutti, mettendo d’accordo intere generazioni. Un divertimento assicurato e una macchina economica che cominciò a fare la fortuna di questo genere. Spesso, privi di mezzi audiovisivi come oggi, si andava a cinema più volte per lo stesso film. Michele porta ancora lo splendore di quel tempo nei suoi occhi al solo pensiero, oggi nonno felice. Con il sorriso sulle labbra racconta che si procurava i soldi per andare a cinema, da bambino, lavorando come ragazzo del bar e, quando l’esigenza premeva, incrementava i suoi giri sotto la pioggia o il sole per correre a cinema. Nell’immaginario collettivo prendevano forma veri e propri miti per ogni età. Gli attori americani sbarcarono in Italia anche in seguito agli accordi presi con gli Stati Uniti nel dopoguerra. Il cinema era sì divertimento, ma rappresentava un grande motore di crescita facendo da volano per il boom economico. Si sperimentava così la possibilità di sognare, di travalicare quelle che erano le possibilità o i tempi, o coltivando le ambizioni e i progetti della gente. Il cinema dava l’illusione ma anche la possibilità di cambiare la realtà con mode, desideri, aspettative, voglia di riscattarsi. Proiettava realtà diverse, mondi lontani. Non da ultimo il cinema ebbe funzione educativa dando istruzioni per l’uso, fornendo elementi per capire, emulare, comprendere. Il cinema è cultura, conoscenza, storia, si serve di personaggi per trasformare la realtà e renderla accessibile a tutti. Ai miti americani si aggiunsero anche i nostri, figli di un cinema fatto di gente semplice che si adoperava per creare sorti migliori nell’immediato dopoguerra, rappresentando una generazione in ripresa, ma anche gli orrori della guerra appena finita.
 
Il cinema si proponeva di non dimenticare il passato, di dare momenti di riflessione e divertimento. L’industria cinematografica scopre la storia, si appropria di luoghi fatti per dimenticare, per credere alla vita e tra i luoghi più belli c’è anche il nostro paradiso. Sono luoghi, questi, che hanno ispirato registi e attori, dove sono nati amori, dove sono stati scritti copioni proprio per il gusto di inserire storie in questo scenario. Il cinema ha fatto da trampolino di lancio al turismo, alla voglia di visitare i posti conosciuti in chilometri di pellicole che hanno portato nel mondo la nostra terra. La nostra penisola è stata il luogo più scelto in assolito da coppie famose per le loro storie d’amore nate qui all’ombra del Vesuvio e in costiera. La giornalista Annalisa Angelone ne ha dato un’idea nel suo libro “Rossa lava di fuoco” , Tullio Pironti editore, dove si possono leggere le storie d’amore più belle di tutti i tempi, descrivendone gli inizi e gli sviluppi proprio qui, dove il luogo assurge a scenario unico per sigillare amori indimenticabili. Dai primi passi ad oggi sono passati più di sessant’ anni e il cinema è cresciuto sino a diventare un festival per la città ospitando stelle dal mondo. Il cinema è arte per i giovani, è attualità con i suoi temi scottanti e reali. E giovane è anche il progetto in cui è coinvolta la città a cominciare con il più giovane direttore generale di questa maratona, Giuseppe Alessio Nuzzo Il “Social World Film Festival” è, quindi, fondamentalmente un festival da giovani per giovani di giovani:
• da giovani, perché la kermesse è organizzata da un team di professionisti dai 18 ai 35 anni con una media di soli 25 anni di età, guidati da Giuseppe Alessio Nuzzo, uno dei direttori di festival più giovani d’Italia;
• per giovani, perché il festival offre diverse opportunità, tutte gratuite, dedicate a ragazzi italiani e internazionali;
• di giovani, perché la maggior parte delle opere in proiezione sono realizzate da giovani under 35. Vico Equense diventa città madrina di eventi cinematografici che non ha niente da invidiare alle altre città di cinema. Ha tutte le carte in regola per ospitare, incentivare e accogliere idee dal mondo cinematografico in una cornice da favola. Il cinema diventa una macchina per sognare, per crescere culturalmente e dare inizio ad attività che ci vede protagonisti. Siamo non solo ospitali ma noi stessi capaci di creare. La teatralità del nostro popolo è radicata in questa terra sin dall’antichità a cominciare dall’atellana, nata ad Atella, città campana, forma di teatro preletteraria che si fondava su di una grande gestualità senza un testo scritto e sulla bravura dell’attore, che metteva in atto un repertorio di battute fisse per il divertimento del pubblico. Recitare è radicato in noi, è un misto di entusiasmo e voglia di vivere, capacità di affabulare, di farsi ascoltare, di trasmettere stati d’animo, emozioni, sensazioni, sentimenti. E siamo consapevoli che questa voglia di vivere ci viene anche da una terra generosa quanto bella. Siamo fortunati fruitori di un territorio unico come il nostro che ha prodotto personalità attente alla bellezza, in tutte le sue declinazioni. Cinema, arte e luogo sono diventati, quindi, indiscindibili dalle nostre parti, uno stretto rapporto che ha preso a cuore i giovani, i veri protagonisti di questo festival, protagonisti di vita e del domani, come ha asserito anche Franco Nero nella sua intervista il 4 luglio scorso.

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