Vico Equense - Cara Maria, coeva dell'epoca in cui fummo ragazze in una Vico diversa, forse più ricca di calore e sicuramente più bella. Ci siamo incontrate sempre con simpatia, e poi, per più di tre anni all'Ufficio del protocollo comunale, al vecchio e poi al nuovo edificio. Ma il tuo cuore era rimasto legato ai muri del nostro vecchio municipio, dove avevi trascorso un'intera esistenza lavorativa. Hai voluto ritornare a lavorare in quelle vecchie stanze, poco prima di andare in pensione. A noi tutti, infatti, resta l'attaccamento a quei luoghi, nei quali troviamo qualche filo della nostra identità, ciò che è stato e che siamo stati; spesso è ciò" che resta di niente". Eri un personaggio, anzi un'istituzione per l'intera Città: Maria del municipio! Ci siamo scambiati l'ultimo saluto, lunedì mattina, davanti a un bar della piazza: stavi seduta a un tavolino e a me pareva così strano vederti lì. Ma non te l'ho detto, perché quando si chiudono certe fasi resta una ferita nell'anima ed è meglio sorridersi in silenzio. Alla nostra età, certi stati d'animo sono comuni. Oggi, improvvisamente, te ne sei andata troppo presto lasciando tra noi un grande sgomento. Oggi, come lunedì, Ti dico solamente: ciao, Maria!
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