martedì 7 aprile 2015

Vico Equense - Proposta di deliberazione del Consiglio comunale per l’Istituto SS. Trinità e Paradiso

Vincenzo Esposito, presidente dell’Ente Santissima Trinità e Paradiso, scrive al presidente del Consiglio comunale 

Sig. Presidente, 

Nella funzione di rappresentante legale presso la Pubblica Amministrazione di questo Istituto, mi consenta di presentarle una proposta di deliberazione che impegni l’Amministrazione comunale a pianificare con il Consiglio di Amministrazione che presiedo la restituzione alla città del complesso edilizio, affinché, come e meglio del passato, contribuisca alla formazione della gioventù e al progresso della città. Mostrerò meglio, dopo aver descritto la situazione e le motivazioni della proposta, il contenuto della deliberazione che mi permetto di suggerire al Consiglio comunale di Vico Equense. Il complesso edilizio, di valore storico e architettonico, nacque per volontà della città, che in pubblica assemblea presieduta dal Sindaco, con atto notaio Buonocore, con il consenso e la presenza dell’autorità statale, donò il suolo del patrimonio comunale l‘11 agosto 1681. La costruzione iniziava nel 1689 e già nel 1693 era abitata. Dopo la costituzione dell’Unità d’Italia divenne, con Decreto Ministeriale del 16 Nov. 1869, Istituto di Educazione e Istruzione femminile, anche per l’impegno dell’Amministrazione comunale a sostenerlo. Infatti, nel Consiglio di Amministrazione entravano a far parte due rappresentanti del Comune. Tralasciando la storia e la legislazione successiva, oggi l’Istituto, dal punto di vista legale, è “educandato femminile e istituto d’istruzione”, gestito da un Consiglio di Amministrazione nominato dal Ministro dell’Istruzione. Alla nomina concorre l’Amministrazione comunale sia pure informalmente tramite la Direzione Generale Scolastica Regionale. Il CdA opera in base allo Statuto dell’Ente datato 1932 e al D.L.vo n. 16 aprile 1994, n. 297 art. 204 “Educandati femminili dello Stato ed Istituti pubblici di educazione femminile“.
 
Di fatto, l’istituto è inattivo dal 2001, quando, per una situazione debitoria insostenibile e per lo stato di precarietà in cui si trovava il complesso, si decise di cessare le attività scolastiche, affittare e dare in comodato al Comune alcuni ambienti, nella speranza che esso potesse curare il restauro della struttura e la sopravvivenza dell’istituzione. I mali dell’Ente erano iniziati quando, anzicchè nominare persone altolocate, interessate al bene pubblico benestanti e all’altezza del compito, si passò a nomine votate al clientelismo partitico. Attualmente la situazione è questa: Il CdA non ha i mezzi per riprendere le attività previste dalla Legge e dallo Statuto perché non dispone della struttura ma solo di alcuni ambienti inadeguati. Dal marzo 2013 ha realizzato quanto segue: 1) lavori urgenti su ordinanze sindacali per evitare pericoli alla pubblica incolumità; 2) lavori di manutenzione ordinaria al pavimento e agli infissi dei locali dell’Amministrazione; 3) istituzione dell’archivio storico e messa in sicurezza della documentazione storica dell’istituto; 4) istituzione della biblioteca dell’Istituto con il patrimonio librario rinvenuto e donato da terzi; 5) recuperato l’orto, sua sistemazione a giardino per la didattica e per lo svago, aperto ala cittadinanza (con il coinvolgimento e l’aiuto anche economico di una fondazione a partecipazione); 6) liberati due locali dall’occupante da destinare alla biblioteca; sanata la situazione finanziaria con la rateizzazione dell’ultimo debito (Equitalia). Personalmente ho denunziato penalmente il presidente del CdA precedente per dovere d’ufficio. Ho provato a programmare attività d’istruzione ma non ho trovato consensi all’interno del Consiglio. Altro non era possibile fare per mancanza di risorse. L’Istituto è occupato illegalmente da tre estranei: 1) Amministrazione comunale che non paga il canone dal 2010 e usa oltre 500 mq di ambienti per scopi impropri (oltre a quelli detenuti per scuola, biblioteca, centro anziani); essa detiene in comodato modale scaduto anche la chiesa e in enfiteusi la villetta Paradiso, in morosità; è in corso vertenza giudiziaria di sfratto per morosità; 2) Fondazione ITS BACT (voluta dalla Giunta comunale) in comodato gratuito senza titolo legale; 3) Polo scolastico A. Manzoni, con contratto di affitto sottoscritto dal presidente dell’Istituto senza autorizzazione del CdA e dell’Organo tutorio. Il locatario fu autorizzato a eseguire lavori di restauro dal Comune e dalla Soprintendenza ai BB.CC.AA. In seguito il Comune li ha sospesi, mancando la deliberazione del CdA di questo Ente. Il locatario sollecita la regolarizzazione del rapporto contrattuale minacciando causa per danni e chiede il prolungamento della locazione a causa della sospensione dei lavori disposta con grave ritardo dall’Amministrazione comunale. La proposta di legge Bossa – Piccolo in esame da parte della Commissione Bilancio della Camera dei Deputati dispone la cessione del patrimonio dell’Ente al Comune e “Prescrive, che il patrimonio dell'ente è utilizzato dal comune di Vico Equense esclusivamente per fini d’istruzione e culturali, in attuazione delle volontà dei fondatori dell'Istituto medesimo” con vincolo d’indivisibilità e inalienabilità. Il comune di Vico Equense subentra in tutti i rapporti attivi e passivi dell'ente. E’ difficile che la proposta possa tramutarsi in legge e a mio giudizio non è neanche auspicabile. Quattro proposte simili sono state archiviate. Il trasferimento al Comune comporterebbe oneri di gestione non ancora valutati e certamente superiori agli attuali (Il CdA opera gratuitamente). Per legge una gestione politica onerosa si sostituirebbe a una di merito e gratuita; basterebbe che il Ministero tornasse a scegliere gestori secondo competenze e meriti e non per gli interessi di un partito, per restituire alla città un bene di cui essa è stata nel passato fiera. La proposta di legge parte dal presupposto che l’attuale forma di gestione non sia in grado di realizzare i suoi fini d’istruzione. Ma se non si dimostra che il Comune possa farlo meglio, non resterebbe che il trasferimento ad altro ente, come già è stato tentato con l’occupazione del complesso da parte della Fondazione ITS-BACT per costituire una situazione di fatto. Comunque, se la legge dovesse passare, nella migliore delle ipotesi si consoliderebbe l’attuale spartizione e l’eliminazione di ogni controllo, avendo tolto di mezzo l’incomodo Consiglio di Amministrazione e il Ministero dell’Istruzione, sostituiti da una gestione in mano al partito al potere. E’ questo l’interesse della città? Il complesso immobiliare monumentale è patrimonio indisponibile dello Stato, dato in concessione perpetua all’Istituto per compiti di educandato femminile, con facoltà di gestire in forma privata istituzioni scolastiche. E’ sottoposto alle disposizioni di tutela di cui al D. L.vo 22.01.2004 n.° 42, Parte Seconda, Beni Culturali, ai sensi dell’art. 1 comma 1; rientra nel perimetro delle zone vincolate ai sensi del D. L.vo 22.01.2004 n° 42, Parte Terza (D.M. 2.5.1957 ex lege 1497/1939 tuttora efficace e a tutti gli effetti del citato D. L.vo n° 42/2004, art. 157, comma 1, lettera b) (Beni Paesaggistici). Rientra nel perimetro del Piano Urbanistico Territoriale dell’Area Sorrentina-Amalfitana (L. R. n° 35 del 20.06.1987) e, pertanto, è sottoposto alle norme di attuazione allegate al suddetto P.U.T. L’Amministrazione Statale, da me sollecitata, ha mostrato disinteresse per il restauro e per la manutenzione ordinaria, quest’ultima a carico del Ministero delle Infrastrutture. Il Comune, da parte sua, non ha mai concesso l’utilizzazione dei fondi destinati in base alla L. 219/81 (danni del sisma del 1981). Non mi pare che il Comune oggi sia in grado di pianificare il restauro dell’edificio. Del resto, il Sindaco, con sue ordinanze, ha imposto all’Ente lavori urgenti per la rimozione dell’amianto, per la messa in sicurezza e restauro delle facciate, eccetera. Ha dichiarato che provvederà in danno ma non ha neanche progettato l’intervento. L’Amministrazione comunale di Vico Equense ha più volte manifestato la volontà di acquisire l’immobile ma non ha tradotto questa volontà in un piano che permettesse il parere favorevole obbligatorio della Ragioneria dello Stato da cui dipende la gestione del patrimonio pubblico. A mio giudizio ha fatto bene; il Comune dovrebbe assumere personale o costituire una municipalizzata gravante sul bilancio comunale, per realizzare ciò che può essere fatto col contributo dello Stato, dell’imprenditoria locale e delle professionalità qui presenti. Del resto dovrebbe essere evidente che l’ente locale non ha né i mezzi né la competenza per gestire istituzioni scolastiche, nel complesso monumentale che non può essere sottoposto a modifiche. La struttura richiede interventi di consolidamento e di restauro e si adatta a centro culturale più che a scuola modernamente intesa. Una mia proposta in tale direzione non ha trovato l’attenzione che speravo da parte dell’attuale Amministrazione comunale. Non si può ignorare che per circa un secolo l’istituto ha dato da vivere a centinaia di professionisti e personale ausiliario e ha formato migliaia di giovani alla professione docente. È stato un richiamo anche dal punto di vista turistico e una risorsa formativa per la gioventù femminile locale, della Penisola Sorrentina e dell’Italia meridionale. L’invadenza del partito al potere e l’attenuazione dei controlli hanno portato l’Ente alla rovina. Ridurre questo patrimonio a luogo di servizi (com’è stato dal Comune fatto finora) che possono essere agevolmente collocati in altre sedi è a dir poco insensato e contro l’interesse generale. L’Amministrazione comunale deve riparare all’errore di aver consentito l’occupazione dell’Istituto in contrasto con le sue finalità e contro gli interessi della città. Deve sentire l’obbligo di operare per la restituzione alla cittadinanza di un bene che può dare lavoro ed essere volano per il suo progresso civile ed economico, col massimo rendimento e il minimo sforzo finanziario. Il Comune deve farsi difensore di questo interesse assumendo delle iniziative che possono essere programmate dal Consiglio comunale d’intesa con il CdA dell’Ente. Tali iniziative devono mirare alla liberazione del complesso dagli occupanti, al restauro e alla realizzazione di un piano d’iniziative volte alla valorizzazione del complesso come centro di cultura e di accoglienza. Tutto ciò può essere realizzato con una convenzione che associ il Comune al Consiglio di Amministrazione di questo Ente. Il CdA che sostituirà l’attuale fra pochi mesi, come già nel lontano passato, potrà essere formato da cittadini benemeriti che opereranno d’intesa e col coinvolgimento dell’Amministrazione locale. Ed ecco, a mio parere, il contenuto fondamentale della deliberazione proposta e spero che i consiglieri vogliano almeno usare la cortesia di leggerla, se lei riterrà di proporla alla loro attenzione: 1. Il Consiglio comunale, interpretando la volontà e l’interesse della città, dichiara di voler operare affinché l’istituto torni a essere nella disponibilità della comunità e fattore di utilità pubblica sotto ogni profilo. 2. L’incubatore d’imprese, per il quale è stata acquisita con contratto di locazione una parte dell’edificio, si concilia con la funzione di centro culturale dell’Ente pubblico SS. Trinità e resta un obiettivo da realizzare insieme con altre iniziative di carattere culturale ed economico legate al turismo e alla diffusione della cultura materiale locale (paesaggio, produzione tipica, eccetera). 3. Contrastano la realizzazione d’iniziative “per fini d’istruzione e culturali”, gli affitti e i comodati che vanno al più presto eliminati. A tale scopo s’impegna il Sindaco a rappresentare all’organo di tutela e controllo degli atti del CdA dell’Ente (Direzione Generale Scolastica Regione Campania) la necessità di non consentire e far cessare concessioni anche temporanee di spazi e ambienti a terzi che ostacolino la ripresa di attività che giustificano l’esistenza dell’Istituto quale ente pubblico finalizzato all’istruzione. 4. Per l’interesse pubblico che deve perseguire, l’Amministrazione comunale promuove e sostiene nell’ambito giurisdizionale e amministrativo e con interventi politici ogni azione del CdA dell’Ente rivolta a liberare l’edificio dagli altri occupanti. 5. Il C.C. impegna il Sindaco e la Giunta a presentare entro trenta giorni, per la sua approvazione, uno schema di convenzione che impegni il Comune e il CdA a realizzare insieme una modifica dello Statuto dell’Ente, un piano programmatico e finanziario rivolto al restauro dell’intero complesso e alla sua utilizzazione nell’interesse generale della città e del territorio. Voglia gradire, con i ringraziamenti, i più distinti saluti

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