domenica 5 aprile 2015

Un'area in cerca d'autore. Il dilemma dei centristi

Fonte: Paolo Macry da Il Corriere del Mezzogiorno 

Il centro piange. Dopo le dimissioni di Maurizio Lupi, nell'area Udc-Ncd lo scontento si taglia con il coltello. Siamo subalterni a Renzi, dichiara Nunzia De Girolamo al Mattino, e «senza identità rischiamo di diventare profughi». Ma qual è l'alternativa, le rispondono, un'alleanza con le briciole del berlusconismo? E il dilemma si ripropone alle regionali. Appoggiare Caldoro, che ha alle spalle il deserto della vecchia destra? O un personaggio come Vincenzo De Luca, supportato (si fa per dire) dal Pd, ma agli antipodi della cultura centrista? Il fatto è che non stiamo parlando di aree ininfluenti. In Campania, il centrismo di matrice cattolica ha una storia importante (basti pensare a Ciriaco De Mita) e conserva tuttora consensi che potrebbero fare la differenza. Ha punti di radicamento nei territori. Rappresenta grappoli di comunità locali. Giudizi sommari amano descriverlo come un grumo di piccoli interessi e di molte poltrone. Il regno di un vecchio notabilato di paese. Ma personalità come Gaetano Quagliariello o Erminia Mazzoni non sfigurano nel panorama italiano. E quanto ai centri urbani della provincia «bianca», spesso sono stati amministrati molto meglio di Napoli. Il problema del centrismo è un altro. Deriva dalle nuove geometrie politiche del Paese.
 
La nascita del «partito della nazione» e il collasso berlusconiano stanno privando il gioco rappresentativo di quel carattere bipolare (e bipartitico) che ha avuto per oltre vent'anni. È questo che depotenzia le chance delle formazioni centriste. Se è vero che, nella fisiologia dell'alternanza, il centro oscilla tra due poli e sceglie ogni volta quello che gli è più omogeneo o che appare il più competitivo, tutto cambia ovviamente quando a sopravvivere è un solo grande partito o una sola coalizione. È giocoforza che quel polo attragga i cespugli. O che i cespugli restino senza patria. I problemi del centro nascono qui. Dalla mutazione del sistema politico. Il che non assolve i centristi da ogni colpa. A Ncd e Udc, proprio per loro residua forza di rappresentanza, spetterebbe (cercare di) ricostruire ciò che manca vistosamente all'attuale quadro politico italiano: un polo di centrodestra. Spetterebbe tessere la trama di una cultura politica cattolica e liberale «moderata», oggi in via di estinzione. Quella che Berlusconi non è in grado di tenere in vita e anzi, alleandosi con Salvini, finisce per affossare per chissà quanto tempo. Ogni altra strada, come indica la difficile gestazione delle alleanze regionali, rischia di essere un mediocre espediente tattico. Senza il ritorno a qualcosa che assomigli a un modello di alternanza, sarà difficile per i centristi ritrovare libertà di scelta e peso politico.

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