venerdì 9 gennaio 2015

Ecomostro, analisi delle macerie

Vico Equense - La baia di Alimuri pulita? Bisogna aspettare. Per rimuovere le macerie dell’ecomostro bisogna prima analizzarle. E così, nonostante le promesse pronunciate sull’entusiasmo del botto, avvenuto lo scorso 30 novembre, le macerie sono ancora li ammassate e chissà quanto tempo occorre ancora per portarle via. L’amministrazione comunale di Vico Equense sta cercando di accelerare: ha conferito, infatti, l’incarico per le analisi: 2500 euro a una ditta di Pagani. Spese che il Comune, naturalmente, vuole addebitate alla società proprietaria dell’immobile demolito. La linea post abbattimento dell’Amministrazione comunale è chiara. «I soldi – ribadisce il Sindaco Gennaro Cinque - spesi per la demolizione e la bonifica della baia di Alimuri saranno solo anticipati dal Comune di Vico Equense che, con decreto ingiuntivo, si rifarà sulla proprietà che possiede numerosi immobili tra Vico Equense, Capri, Ischia e Napoli». La proprietà, pur non essendo mai stata contraria alla demolizione, ha sempre ribadito la validità del cosiddetto accordo Rutelli. Il 19 luglio 2007, infatti, la società proprietaria del rudere siglò un accordo con il ministro per i Beni culturali Francesco Rutelli che prevedeva l' abbattimento della struttura per gran parte a carico di Stato ed enti locali e la concessione edilizia ai proprietari per la realizzazione di un albergo di pari volumetria nel territorio di Vico Equense.
 
Inoltre, una volta demolito il rudere e consolidato il costone di roccia sovrastante, la proprietà avrebbe potuto realizzare al suo posto uno stabilimento balneare. Per i proprietari quell’accordo resta valido e si opporranno a qualunque richiesta risarcitoria, poiché i costi dell'abbattimento erano a carico del ministero dei beni culturali. L’ufficio tecnico del Comune di Vico Equense, invece, con un proprio decreto, ha annullato l’accordo del 2007. Per i tecnici dell’ente municipale, consentiva il “trasloco” del rudere in altro sito, e questo avrebbe determinato, di fatto, un’implicita sanatoria dell’opera.

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