martedì 2 dicembre 2014

The demolition day afther, ed ora abbattiamoli tutti

In un dossier nazionale del WWF l’allarme sullla cementificazione delle coste campane 

La demolizione dell’ecomostro di Alimuri, posto al confine tra il Parco Regionale dei Monti Lattari e la Zona a Protezione Speciale marina, aldilà della sua spettacolarizzazione e di ogni speculazione politica, assume un significato ben preciso e spinge il WWF a rilanciare con forza la richiesta ai Comuni, alle Regioni e al Governo, di invertire la tendenza rispetto alla ulteriore cementificazione della nostra fascia costiera, anche attraverso una moratoria, e di garantire il rispetto delle normative esistenti. Nel suo dossier “Cemento COAST TO COAST: 25 anni di natura cancellata dalle più pregiate coste italiane” il WWF riporta i dati relativi alla cementificazione delle coste italiane, segnalando 312 macro attività umane che hanno sottratto suolo naturale lungo i litorali dal 1988 a oggi: villaggi, residence, centri commerciali, porti, autostrade, dighe e barriere (dossier scaricabile dal sito wwf.it). Quella ‘Grande Bellezza’ che confina col mare in un quarto di secolo cancellata in più parti dal cemento: pur mantenendo angoli suggestivi e intatti, la visione di insieme fornita dall’ultimo Dossier del WWF restituisce, con schede sintetiche e foto da satellitari a confronto, l’immagine di un profilo fragile e bellissimo martoriato da tante ferite. Il dossier analizza con schede sintetiche l’evoluzione della situazione delle regioni costiere, mettendo a confronto i dati di oggi con quelli di 25 anni fa, con il supporto di immagini tratte da Google Earth e il quadro d’insieme è una vera e propria trasformazione metropolitana delle coste italiane.


Il censimento ha riguardato tutta la penisola e anche in Campania la situazione si conferma essere nera, anzi “grigia” come le colate di cemento che continuano a ricoprire le nostre coste e a far sparire habitat e specie animali e vegetali. Lungo i 480 KM delle coste della Regione Campania, oltre ai Siti di Importanza Comunitaria facenti parte della Rete Natura 2000, insistono alcune aree protette, il Parco regionale di Roccamonfina – Foce Garigliano; la Riserva naturale Foce del Volturno – Costa di Licola; la Riserva naturale Castelvolturno; il Parco regionale dei Campi Flegrei; il Parco sommerso di Gaiola; l’Area naturale marina protetta Punta Campanella; la Riserva naturale Foce Sele – Tanagro; l’Area marina protetta Santa Maria di Castellabate; il Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano e infine l’Area marina protetta Costa degli Infreschi e della Masseta; Aree protette nate per tutelare la biodiversità campana e conservare gli ambienti naturali dall'aggressione del cemento, aree che, però, non si sono salvate dalla speculazione di questi ultimi anni. Villaggi turistici, residence, porti e darsene sono gli interventi individuati sulle coste campane grazie all'uso delle foto satellitari, molti dei quali sono all'interno di aree protette o di aree sottoposte a vincolo paesaggistico. “Questo è solo il macro che emerge, ma al di sotto ci sono tanti altri progetti realizzati e/o da realizzarsi (vedi Porto di Marina della Lobra a Massa Lubrense), che hanno dato, o daranno, un ulteriore contributo al consumo di suolo naturale e alla cementificazione delle coste - dichiara Claudio d’Esposito Presidente del WWF Penisola Sorrentina - è tempo di avviare seri interventi di repressione degli abusi e una politica di reale tutela delle aree naturali e di arresto del consumo del suolo. Perché se è vero che il mostro dell’Alimuri è stato demolito è anche vero che tanti altri abusi, nefandezze, mostri e mostriciattoli, più o meno completati ed evidenti, devastano con la loro presenza la costa ed il paesaggio della Terra delle Sirene... e dell’intera regione.”

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