martedì 9 dicembre 2014

Sorrento. Lavoro in calo, in due anni persi duemila posti. Economia sorrentina indietro di 16 anni

Fonte: Ciriaco M. Viggiano da Il Mattino

Sorrento - L’economia sorrentina indietro di 16 anni: i dati diffusi dall’Osservatorio Banche e Imprese (Obi) fotografano uno scenario caratterizzato da un netto calo dell’occupazione e della ricchezza, oltre che da un clima di profonda sfiducia. Che la penisola sorrentina non sia più un’isola felice lo certificano i numeri relativi all’occupazione che, solo nel 2013, è calata del 9,85 per cento. Se nel 2012 i posti di lavoro erano 18.070, nel 2013 sono scesi a 16.289 e nel 2014 a 15.809. Nel giro di due anni la penisola sorrentina ha detto addio a più di 2mila posti. Il calo più forte a Sorrento e a Sant’Agnello, dove l’occupazione ha subito una flessione intorno all’11 per cento, e a Piano, dove i posti di lavoro sono diminuiti del 10 per cento: un dato tanto più allarmante se si pensa che Sorrento e Piano rappresentano il cuore pulsante del turismo e del commercio locali. Non va meglio per il prodotto interno lordo (Pil): nel 2013 la ricchezza complessiva della penisola sorrentina è diminuita del 5,12 per cento, attestandosi ai livelli del 1998. Complessivamente, nel 2013 sono stati «bruciati» 58 milioni di Pil. Le sofferenze maggiori si registrano ancora una volta a Sorrento, Sant’Agnello e Piano, dove il calo è stato rispettivamente del 6,38, del 6,30 e del 5 per cento. Sulla debacle dell’economia sorrentina pesa anche il clima di sfiducia: cala il fatturato delle imprese che, di conseguenza, riducono gli investimenti; stesso discorso per le famiglie che, avendo meno reddito a disposizione, tendono a risparmiare anziché a consumare. Lo dimostrano i dati sulle operazioni bancarie: da gennaio a dicembre 2013, presso gli sportelli di Sorrento, i prestiti sono diminuiti dell’11 per cento per un totale di 56 milioni. Nello stesso tempo, però, le banche hanno raccolto 60 milioni in più. Segno che, dopo anni di «vacche grasse», il rischio di indebitarsi è avvertito dai sorrentini in modo assai forte.


«La crisi mondiale e la recessione hanno colpito pesantemente anche la penisola – spiega Gaetano Mastellone, vicepresidente dell’Obi – Le cause esterne, però, non devono distogliere l’attenzione dagli erroricommessi dall’intero comprensorio negli ultimi vent’anni, a cominciare dalla mancanza di una strategia condivisa per lo sviluppo del turismo e del commercio». Se la penisola sorrentina piange, l’area stabiese, la costiera amalfitana e le isole del golfo di Napoli non ridono. Nel 2013, la ricchezza complessiva di Castellammare e di Gragnano è calata rispettivamente del 4,28 e del 2,17 per cento. Positano e Amalfi hanno contenuto le perdite lasciando sul terreno «soltanto» tre milioni di euro ciascuno. Tracollo più evidente per Capri, che nel 2013 ha detto addio a 24 milioni, e per Ischia, che ne ha persi addirittura 32. Nonostante i dati impietosi, per la penisola sorrentina la ripresa potrebbe essere dietro l’angolo. Dall’anno prossimo ed entro il 2020, secondo le stime dell’Obi, il prodotto interno lordo aumenterà di 162 milioni di euro. A fare da traino dovrebbe essere il turismo che, a dispetto della crisi, resta il settore che offre più posti di lavoro. «Il brand di Sorrento è un anticorpo molto potente – conclude Gaetano Mastellone – Bisogna puntare su turismo di qualità, riscoperta dell’artigianato e delle eccellenze locali, tutela del mare e del territorio, miglioramento della viabilità e sviluppo delle infrastrutture: così l’obiettivo di previsione per il 2020 è alla portata dei sei Comuni della penisola sorrentina».

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