martedì 2 dicembre 2014

Baia di Alimuri, ombre e dubbi sul parco futuro

Fonte: Ilenia De Rosa da Il Mattino

Vico Equense - Un grande cumulo di macerie, rocciatori all’opera per la bonifica del costone e un litorale finalmente libero da scheletri di cemento. Questo lo scenario cui si sono trovati di fronte i curiosi che ieri mattina sono andati alla marina di Meta per osservare il post-demolizione. L’ecomostro di Alimuri non c’è più, il simbolo della cementificazione selvaggia, senza regole e senza rispetto per l’ambiente, è stato cancellato per sempre. Al piacere di una vittoria attesa da 50 anni si accompagna il desiderio di restituire alla natura altri spazi che le sono stati sottratti indebitamente, di abbattere altri «mostri». Nella baia di Alimuri le attività di disgaggio massi dal costone ed eliminazione della vegetazione pericolosa sono cominciate ieri. Si tratta di altri 35 giorni di lavoro. «L’impresa sta rispettando il cronoprogramma – spiega Antonio Elefante, assessore all’urbanistica del Comune di Vico Equense – e ieri è iniziato il disgaggio. Seguiranno, poi, le attività di frantumazione dei resti e smaltimento dei materiali di risulta. Infine verrà recintata l’area». Una zona sul cui futuro, però, restano ancora troppi nodi da sciogliere. «Gli scenari possibili sono tanti – afferma Claudio d’Esposito, presidente Wwf penisola sorrentina – e troppe sono le preoccupazioni. Dopo la demolizione l’area sarà restituita alla Saan o diventerà pubblica? Durante una conferenza di servizi in fase di preparazione per la demolizione la capitaneria di porto ha anche parlato di demanializzazione dell’area. In un caso o nell’altro ci auguriamo che non vengano costruiti altri mostri. Anzi bisognerebbe cercare di demolire le altre costruzioni abusive che devastano il nostro territorio, come lo scheletro di cemento a Montechiaro e il viadotto sul rivo d’arco a Seiano».

Il desiderio di perseverare nella direzione della salvaguardia ambientale è condiviso anche dalle scuole. «Alcune classi del nostro istituto hanno assistito alla demolizione – ha affermato Debora Adrianopoli, dirigente del primo circolo didattico di Vico Equense – perché con tale gesto si trasmette un messaggio importante alle nuove generazioni: la tutela ambientale è una priorità». Altro problema è quello relativo alla legittimità dell’accordo del 2007 rivendicata dalla società proprietaria del manufatto, la Saan. Secondo tale patto, siglato da società, Provincia di Napoli, Regione Campania, Comune di Vico Equense, Soprintendenza ai beni architettonici e paesaggistici e Ministero per i beni e le attività culturali, alla demolizione avrebbe dovuto far seguito la costruzione di una struttura dello stesso volume, su un altro sito. Il Comune con un decreto ha annullato l’accordo. Secondo la Saan, invece, quell’atto è ancora valido. «Se questo iter non dovesse rivelarsi corretto – afferma Natale Maresca, consigliere di In movimento per Vico – le conseguenze sarebbero catastrofiche per le casse comunali, su cui ricadrebbero le spese di un eventuale risarcimento danni». «La demolizione di Alimuri deve servire anche e soprattutto come monito per gli amministratori – affermano Rossella Muroni e Michele Buomomo, rispettivamente direttrice nazionale e presidente regionale di Legambiente – perché bisogna dire definitivamente basta ai tentativi in sede legislativa di salvare le case abusive». E’ la rivincita della bellezza sull’arroganza del cemento e non deve rimanere un caso isolato, ne sono convinti tutti. «Deve diventare il simbolo di una nuova epoca che tutela gli straordinari paesaggi della nostra regione e del nostro Paese - dichiara il parlamentare Paolo Russo, coordinatore Fi della città metropolitana di Napoli - Meno ecomostri e più limoneti: va proprio in questa direzione la legge recentemente approvata dalla Camera per valorizzare i caratteristici agrumeti d'Italia, fonte di reddito, fotografia della tradizione agricola, valido aiuto al dissesto idrogeologico».

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