venerdì 4 aprile 2014

Voto, l'ira dell'ex assessore: "Vittima di una congiura"

Giuseppe Tito
Fonte: Salvatore Dare da Metropolis

Meta - «Sono nauseato. Qualcuno mi vuole mettere i bastoni fra le ruote. Non mi vogliono far candidare. Almeno così vanno dicendo in giro. Dicono che mi devo fare da parte. Perché è giunto il momento di uscire dalla scena politica. Delle vere e proprie intimidazioni, anche velate, che rischiano di toccare la mia famiglia. Ma tutto ciò non fa altro che motivarmi ulteriormente a correre verso la candidatura a sindaco. Sì, lo ribadisco a chiare lettere senza problemi di sorta». Bum. Giuseppe Tito si sfoga. L’ex assessore ai servizi sociali del Comune di Meta, «retrocesso» ai ranghi di «semplice» consigliere comunale dal sindaco uscente Paolo Trapani appena un mese fa - ufficialmente «per alternanza in giunta» ma in realtà per disaccordi verso la campagna elettorale - va all’attacco. Non fa mai i nomi dei suoi «nemici», di quelli che «mi vorrebbero far fuori politicamente perché temono la mia presenza», perché «sono una persona corretta ed eticamente inattaccabile a differenza loro». Ma la tensione è alle stelle, palpabile. Così, mentre sono in corso trattative bipartisan, il fedelissimo del Partito democratico – che in ogni caso non supporta la ricandidatura di Trapani rilanciata in più salse dalla sezione locale del Pd, uno strappo non troppo «morbido» e sempre più evidente – esce nuovamente allo scoperto. E lo fa raccontando il suo momento, la sua amarezza. A dispetto del negoziato in corso con l’ex sindaco Bruno Antonelli, intenzionato a riscendere in campo e a cui Tito si è avvicinato da giorni. «Quello che ritengo davvero importante – dichiara il consigliere comunale – è trovare la quadra su un progetto credibile, che possa funzionare. La città di Meta ha bisogno di questo, non delle chiacchiere, non dei politici che si fanno la guerra. Io sono un esempio di questo sistema che si è instaurato: stanno facendo di tutto per contrastarmi, con modi tutt’altro che ortodossi. E non posso non dirlo pubblicamente. Se le cose dovessero proseguire e, addirittura, peggiorare, non esito a formalizzare una vera e propria denuncia alle autorità competenti. Chi si azzarda a toccarmi sul personale mettendo in discussione i miei affetti lo sappia».
 
Qui affondano le radici di una decisione nell’aria da anni, confermata da settimane e cementata adesso: Giuseppe Tito vuole provare a conquistare la fascia tricolore. «Sono del parere di essere in possesso di tutte le capacità per poter ambire al ruolo di primo cittadino. Certo, sono ambizioso ma non presuntuoso rispetto ad altri “competitors” che tanto di stanno dimenando per formare un’armata vincente che poi rischia di sciogliersi come neve al sole nelle prime battute di consiliatura. Dopo vent’anni di impegno politico, ritengo opportuno cimentarmi in questa mia nuova sfida. Lo voglio fare per la città, per i miei ideali di amante di Meta che vuole continuare a tenere alta la testa provando a rendere la nostra terra sempre più forte, brillante e ricca di capacità, anche politiche. Un’amministrazione capace di governare e risolvere i problemi: ecco cosa serve. Ecco cosa chiedo agli altri». Ma la volontà di candidarsi a sindaco non va a cozzare con l’ipotesi di un grande patto elettorale con Bruno Antonelli su cui Tito è al lavoro da tempo? Chissà. L’ex assessore dribbla l’interrogativo. Ma potrebbe anche fare un passo indietro. «Per me – chiosa Tito – il programma viene prima di ogni cosa, prima delle liste».

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