lunedì 18 ottobre 2010

Vito: Gianfranco sorpreso? Ma se mi ha invitato lui…

«Sì, certo: l’altra sera, a Napoli, al comizio di Gianfranco Fini ero seduto in prima fila…». In prima fila? «Esatto. Ma, scusi, davvero le sembra così strano?». Insomma, un po’ strano è. «E perché? No, dico: le ricordo che il sottoscritto, Alfredo Vito, dal 2001 al 2008 è stato un parlamentare di Forza Italia e solo Dio sa cos’è successo in quel partito, qui, in Campania, negli ultimi tempi. Perciò…». Ora lei, noto come il «signor centomilavoti», che un tempo si sospettò potessero essere voti di scambio, subisce il fascino di Fini. «Eh… che le devo dire?». Fini, politicamente, le piace, sì o no? «Sì, e le dirò: se Fini davvero mantiene la promessa e fonda questo suo nuovo partito, beh, io aderisco». Ha deciso. «Sì sì… non ho il minimo dubbio». E cos’è che le piace del progetto di Fini? «Mi piace, e mi piace anche parecchio, ciò che pensa su alcuni grandi temi, come il Mezzogiorno, come l’immigrazione… e poi, soprattutto, mi convince la sua battaglia sulla legalità». Onorevole… «Eh? Che c’è?». Lei che si entusiasma per una battaglia sulla legalità… «E perché? Non posso?». Onorevole, le ricordo che, nel 1993, fu accusato di voto di scambio, di avere rapporti con esponenti della camorra e poi pure di aver commesso alcuni reati contro il patrimonio. «Ma… ma sono passati vent’anni… ora lei si mette a rispolverare… E no, scusi! Io sono stato gentile a parlarle, a concederle questa intervista, e lei però che fa? Mi tira fuori queste storie…». Dall’accusa di avere rapporti con la camorra fu prosciolto. «Ecco, appunto: scriviamole le cose…». Però poi patteggiò una condanna a due anni di carcere, con pena sospesa, per sei episodi di reato contro la pubblica amministrazione. È così, no? «Uuuhhh… e va bene, sì, è così». L’anno scorso, il boss pentito Ciro Sarno disse di averla aiutata nella campagna elettorale del 1992. «Ma non esiste… quelli sono pentiti a gettone… Però no, accidenti, le ripeto: che motivo c’è adesso di andare a rimescolare certi fatti del passato? Guardi, a questo punto, quasi quasi…». No, aspetti, senta: lei, a 64 anni, sarebbe pronto a candidarsi anche con il partito di Fini? «Piano, andiamo piano. Io sono interessato all’idea del nuovo partito e pronto a dare una mano. Poi si vedrà. Del resto, come anche lei ricorderà, qualche voto lo prendo, quando mi candido». Cominciò nel 1987, con la Democrazia cristiana: 154.474 preferenze. Erano anni di sospetti e di tangenti. «Vede, non l’avevo certo creato io quel sistema nel quale rimasi incastrato: era il finanziamento pubblico dei partiti ad essere, purtroppo, insufficiente. Ci dovevamo arrangiare per forza. E io, le garantisco, fui solo una vittima». Così un giorno, spontaneamente, a conclusione della sua vicenda giudiziaria, decise di donare 5 miliardi di lire al Comune di Napoli. «Lo so, fu un gesto inconsueto. Ma io sono un tipo sorprendente, a volte». Anche Fini, dicono, è rimasto sorpreso, nel vederla in platea. Sorpreso spiacevolmente. «Lei dice?». Dicono. E aggiungono che si sarebbe piuttosto arrabbiato con Italo Bocchino, colpevole di averla invitata. «Mi ascolti: confermo di essere amico di Bocchino, però ad invitarmi al comizio non è stato lui. Ma Fini in persona». Ma no? «Ma sì…». (di Fabrizio Roncone da il Corriere della Sera)

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