lunedì 11 ottobre 2010

Pescatori di frodo e chef compiacenti così il gusto del proibito si fa business

Sorrento -In Costiera il business legato alla raccolta e commercio di molluschi fuorilegge ha il volto dei datteri di mare. Ogni anno la quantità di prodotto raccolto, nonostante la stretta rete dei controlli, alimenta un circuito illegale che vede coinvolti pescatori di frodo, pochissimi ristoratori compiacenti e consumatori. Stime del ministero dell’Ambiente riferiscono di un giro d’affari che in Campania è concentrato essenzialmente in penisola sorrentina e a Capri e che vale almeno centomila euro. Relativamente poco in termini economici, ma un vero disastro sotto il profilo ambientale, visto che per prelevare in chilogrammo di datteri si distruggono interi tratti di fondale. Si tratta, infatti, di un mollusco bivalve che cresce assai lentamente all’interno delle rocce sottomarine. Ecco perché sono necessari almeno 80 anni per raggiungere gli 8 centimetri di lunghezza. Si spiegano così sia le attrezzature sia le tecniche particolarmente sofisticate alle quali fanno ricorso i datterai per eludere i controlli e depredare, armati di martelli e scalpelli, le pareti rocciose. D’altra parte i numeri della guerra a questi nuovi «bracconieri» del mare parlano chiaro, registrando l’impegno di carabinieri, polizia di stato, capitaneria di porto, guardia di finanza, polizia ambientale e forestale del nucleo investigativo provinciale. Ultima in ordine di tempo il sequestro di cinque chilogrammi di molluschi tra Vico Equense e Castellammare di Stabia da parte degli uomini della guardia costiera che hanno denunciato i due pescatori di frodo sorpresi nel tentativo di nascondere i datteri e le attrezzature a bordo di una piccola imbarcazione. Nel corso dell’ultimo anno, inoltre, lungo la costa tra Massa Lubrense e Vico Equense solo i carabinieri della compagnia di Sorrento hanno sequestrato e distrutto oltre novanta chilogrammi di datteri di mare. Quantità analoghe sono state intercettate e sottratte al consumo dai militari della guardia costiera. A finire sotto sequestro sono state anche cinque imbarcazioni per un valore di oltre 150 mila euro ed attrezzature subacquee per 15 mila euro, mentre venti pescatori di frodo sono stati denunciati all’autorità giudiziaria. Per dodici di questi è stato chiesta l’emissione del foglio di via obbligatorio dal territorio della penisola sorrentina, in considerazione della reiterazione dei reati ambientali. «I controlli negli ultimi anni si sono intensificati ed i risultati sono testimoniati dai tenti sequestri effettuati. Il problema, però, è che i datterai si spostano di continuo aggredendo anche zone fino ad ora poco note per questo tipo di pesca con la conseguenza che risulta davvero difficile tenere sotto controllo l’intero litorale della penisola sorrentina e dell’isola di Capri», ripete Raffaele Di Palma, dell’Osservatorio ambiente e legalità, costituito presso l’Area naturale marina protetta di Punta Campanella. (Francesco Aiello il Mattino)

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