sabato 2 ottobre 2010

Fincantieri, a Roma gli operai di Castellammare: «Rischio di altri suicidi»

Migliaia di operai di Fincantieri hanno manifestato a Roma per dire «no alla chiusura dei cantieri». In testa al corteo, organizzato dai sindacati dei metalmeccanici di Cgil, Cisl e Uil, lo striscione degli operai di Castellamare di Stabia, dove ieri un operaio, disoccupato da 4 mesi, si è suicidato. Durante la manifestazione, partita da piazza della Repubblica e diretta a piazza Venezia, sono stati esplosi fumogeni e petardi. Ad aspettare in piazza Santi Apostoli il corteo, che ha provocato disagi alla circolazione, blindati della polizia che hanno sbarrato gli accessi a via del Corso, via del Plebiscito e verso il Campidoglio. Per loro, dice qualcuno, c'è il rischio di altri suicidi dopo quello accaduto ieri a Castellammare. «Conoscevo Vincenzo (l'operaio suicidatosi ieri), lavorava per l'indotto ma tra poco il pensiero di ammazzarsi verrà in mente anche a qualcun altro. A dicembre scade la cassa integrazione per l'indotto. E allora molte teste “crolleranno”, spiega Enzo Esposito, 26 anni, operaio di Fincantieri a Castellammare in provincia di Napoli. C'è anche chi, ancora giovane, piange per il suo futuro incerto. Luigi ha 30 anni e ha lavorato nel Veneto per 5 anni, da qualche anno è stato trasferito finalmente nella sua terra, a Palermo. «Rischio la cassa integrazione - dice tra le lacrime - non credo che riuscirò a mettere su famiglia, non me lo posso permettere. Siamo stati la spina dorsale di questo paese e invece ora il governo ci snobba. È stata una manifestazione deludente, abbiamo fatto centinaia di chilometri per arrivare a Roma e ci aspettavamo che almeno una delegazione dei lavoratori venisse ricevuta dal governo». Ma la crisi di Fincantieri, con i suoi tagli e licenziamenti, coinvolge anche i quarantenni. «Ho moglie e due figli e alterno mesi di cassa integrazione a giorni di lavoro, in più ho spese e mutuo da pagare - dice arrabbiato Eugenio di Ancona - di manifestazioni ne ho fatte tante, ma non abbiamo mai ottenuto nulla». (Il Mattino)

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