venerdì 2 aprile 2010

Molesta il figlio, condannato avvocato

Tocca il bimbo di sei anni sotto la doccia: tre anni di reclusione al padre, alla compagna un anno per favoreggiamento

Sorrento - Tre anni di reclusione. È questa la condanna che la seconda sezione del tribunale di Torre Annunziata ha inflitto ai danni di un avvocato sorrentino a giudizio per molestie sessuali. La vittima non era una persona qualunque. A subire la molestia è stato il figlio minorenne che all'epoca dei fatti aveva solo 6 anni. Al termine di una lunga camera di consiglio il collegio, presieduto da Maria Grazia Di Somma, ha condannato il professionista e la sua compagna, a giudizio con l'accusa di favoreggiamento. Per la donna la pena è stata di un anno di reclusione per non aver denunciato l'accaduto pur essendo a conoscenza del fatto. Fatto che risale al 2006 mentre è datato 2007 l'inizio della complessa vicenda processuale. L'accusa incolpa il professionista di aver toccato il piccolo nelle parti intime mentre facevano la doccia. Dell'episodio ne era venuta a conoscenza la compagna che secondo la denunciante, la madre del piccolo, in un primo momento l'avrebbe avvertita per metterla in guardia dell'accaduto per poi ritirare tutto successivamente. Un atteggiamento che ha convinto la procura oplontina a chiederne il rinvio a giudizio e la condanna per favoreggiamento. Procura oplontina che aveva invocato una pena più dura per il principale imputato. Ai danni dell'avvocato il pm aveva invocato una condanna a 4 anni e 6 mesi reclusione. Di poco superiore rispetto a quella scelta dal tribunale che ha comunque ritenuto colpevole il professionista. In sede di requisitoria l'accusa aveva tenuto a puntualizzare che non riteneva l'atto del padre un atto di pedofilia né tanto meno riteneva tale il professionista, ma aveva comunque stigmatizzato il gesto come un atto di eccessivo zelo. Restano comunque una serie di dubbi riguardo il capitolo di prove che ha decretato la condanna di primo di grado per il professionista. Primo fra tutti i contrasti con la ex moglie che ha poi denunciato il fatto alle autorità. In ballo ancora al momento della denuncia una separazione con relativa divisione milionaria dei beni. Particolare che la difesa non ha perso occasione di sottolineare e che poteva viziare la denuncia della madre. La donna, nota imprenditrice, era stata a sua volta denunciata dall'avvocato e si era comunque costituita parte civile nel procedimento. I giudici del tribunale oplontino hanno infatti condannato l'avvocato e la sua compagna, una commercialista di Torre del Greco, al risarcimento delle spese processuali sostenute dalla parte civile oltre che il pagamento dei danni morali da liquidarsi in separata sede. Dal canto suo il professionista si è sempre dichiarato innocente e ha ricondotto la grave accusa «al clima familiare conflittuale e alle cattiverie» della ex moglie. Agli atti restano comunque sia l'incidente probatorio, nel corso del quale il piccolo ha raccontato i “giochi” che faceva col padre, sia le intercettazioni telefoniche delle utenze dei due coniugi, disposte per ricostruire esattamente la vicenda al di là di qualsiasi altra influenza personale. Sicuro il ricorso al secondo grado di giudizio. (di Vincenzo Sbrizzi il Giornale di Napoli)

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