domenica 4 aprile 2010

"Il Pd è fermo, non c'è una linea''

Parisi sprona Bersani e il partito

''La responsabilità non è solo di Bersani. E' di tutto il gruppo dirigente del partito, anche se il segretario è sempre il primo''. Arturo Parisi, ulivista doc, non ci sta ad attribuire ogni responsabilità della crisi del Pd post-voto solo a Pierluigi Bersani: ''Tutte le linee che si sono contrapposte nel partito sono partecipi della stessa difficolta''. L'ex ministro della Difesa del governo Prodi non usa giri di parole e all'ADNKRONOS dice: ''Hanno perso tutte e tre le linee esistenti. Sia quella che in nome di un 'avanti tutta' spinse Veltroni a sciogliere la coalizione di centrosinistra, sia quella dell''indietro tutta' che D'Alema ha sempre sostenuto con l'obiettivo del ritorno al proporzionale e di un'alleanza con l'Udc, sia quella di Bersani, che ha cercato una posizione intermedia, approdando in un'unione di fatto tenuta da quell'antiberlusconismo che si voleva archiviare dopo la caduta di Prodi''. Parisi non ha dubbi: ''Il problema non e' di 'passo' ma di meta. E ammesso che sia possibile ripartire, perche' il motore si ingolfa, bisogna riconoscere che ci siamo fermati''. L'esponente ulivista chiede al leader dei Democratici di valutare con piu' attenzione il voto: ''Serve una riflessione più accorta sui dati da parte di Bersani. Riconosca che il partito è fermo. Riconosca l'origine nell'assenza di una linea e di una meta e si svolga quella scelta che non c'è stata''. Secondo Parisi ''assistiamo a un partito fermo, che attende sulla riva del fiume che passi il cadavere dell'avversario. Ma anche se c'è una crisi della leadership di Berlusconi, noi abbiamo bisogno di mettere in campo un'iniziativa alternativa''. Un cambiamento che deve essere reale. Il deputato Giorgio Merlo, vicepresidente della Vigilanza Rai invita a non lasciarsi tentare da "ridurre il tema del ricambio della classe dirigente nel Pd a un puro fatto di carta di identità. Se qualcuno pensa di rinnovare il partito o di contribuire al suo rilancio politico dopo la recente sconfitta elettorale attraverso il tema dell'età piglia un grosso abbaglio. Mi riferisco ad alcuni esponenti della giovane nomenklatura del Pd. Come diceva Fanfani, 'se uno e' bischero lo e' anche a vent'anni'". Tra i giovani è proprio Debora Serracchiani, parlamentare del Pd, a chiedere a voce alta una fase costituente per uscire dallo stallo del Nazareno. ''Ci vuole subito un'assemblea costituente programmatica per il Pd. Non dobbiamo discutere di organizzazione o sostituire la leadership, ma investire su un modello culturale alternativo alla destra e darci un programma forte''. ''Da qui a tre anni -ragiona la Serracchiani- può cambiare il mondo ma noi dobbiamo affrontare il presente. E più che chiederci chi sarà il candidato premier nel 2013, è importante capire quale sarà il Pd che arriverà a quella data. E non dobbiamo nasconderci i problemi''.'L'europarlamentare non ha dubbi: ''C'è una questione Nord che il Pd deve affrontare utilizzando i nostri amministratori locali e le esperienze di governo fatte, ad esempio quelle al Comune e alla Provincia di Venezia. Il punto è ripartire da quei territori e capire perché non riusciamo a parlare al Nord. Il nostro partito era abituato a parlare alle masse, ora deve capire che bisogna dialogare con le singole persone. La Lega lo sa fare, noi no''.

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